In passato avevo già raccontato della mia passione per i libri e la lettura, e delle motivazioni dietro di questa, anche se in realtà non mi ero soffermata su un capitolo (vale proprio la pena di dirlo!) della mia vita di lettrice, e cioè i libri della mia adolescenza anni ’90.
Sono nata (pazienza, devo dirlo) nell’anno 1982. Mio padre lo ricorda come l’anno più bello: la mia nascita e la vittoria dell’Italia ai Mondiali, forse la più bella di sempre. Va da sé che sono stata un’adolescente negli anni Novanta, ed un’adolescente lettrice, per giunta.
Oggi mi rendo conto che i giovani lettori hanno davvero una sterminata scelta libraria, non solo perché la produzione per ragazzi è stata estremamente valorizzata, ma anche perché é molto più facile scoprire autori e titoli: la rete è a portata di tutti.
Io invece dovevo andare in libreria, nella mia cittadina un po’ sperduta, e girare per scaffali (pochi), spesso farmi consigliare dalla libraia. Non avevo i cataloghi in mano, non ero connessa. Non ricevevo newsletters e neppure seguivo i book bloggers: insomma, ci si arrangiava con quello che arrivava in libreria, spulciando le quarte di copertina.
Col tempo i miei gusti sono cambiati, e cambieranno ancora. Ma ricordo con una tenerezza infinita i miei libri cult, quelli che dai 12 anni fino alla fine del liceo sono stati i miei libri del cuore, letti, riletti, macchiati di cioccolato, consumati. Non ho mai più avuto il tempo di rileggere un romanzo per cinque volte. O dieci.
La mia lista sembrerà un po’ datata, retrò agli adolescenti di oggi, ovviamente: siate indulgenti, se passate di qui. Io ero una ragazzina degli anni ’90!
Il mio primo classico, il mio primo romanzo da grandi: I miserabili, di Victor Hugo. Quanta pena per Cosette, quanta rabbia, quanto tifo per Jean Valjean! Leggerlo è stata durissima, alcune parti non finivano mai, e non le capivo neppure: ma quanto amore per quelle pagine.
I meravigliosi Gaja Junior (qui nella veste rivisitata e moderna): quale ragazzina amante dei romanzi non li ha divorati in quegli anni? Mel (consumato a forza di riletture), Solo donne in famiglia, Camilla e i suoi amici, La sfida di Lizzie… solo alcuni di questi tesori. Quanto mi sono ritrovata in alcune situazioni, quanto mi sono immaginata protagonista io stessa di quelle storie!
Ovviamente Piccole Donne (adoro la copertina di questa edizione Feltrinelli): a differenza di tanti lettori e lettrici, non ho mai desiderato essere una delle sorelle March (figlia unica forever), e neppure ne avevo una preferita. La vera invidia? Il loro Circolo Pickwick, sorta di club culturale con annessa pubblicazione tenuto dalle ragazze ed ispirato al romanzo di Dickens. Quanto avrei voluto farne parte! E quanto amo i club del libro oggi?
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Amato così tanto che anni dopo, quando finalmente Internet era alla portata di tutti e Google uno strumento quotidiano, sono andata a ricercarmi tutti i protagonisti per vedere che faccia avessero e che fine avessero fatto (spoiler: per molti, brutta).
La versione di Barney di Mordecai Richler. Qui ero un po’ più grande, avevo circa 17 anni. Beh, Barney è entrato nel mio cuore. Barney rimane ancora oggi il mio preferito, l’unico che rileggo una volta l’anno, perché ogni parola è così meravigliosa per me, così perfetta che ci ripasserei sopra mille volte ancora. Vi linko l’edizione da me posseduta per prima. Ovviamente poi lessi tutto Richler.
Gran finale: il mitico Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Libro di culto di quegli anni, anche perchè lo lessi in seconda liceo classico, proprio la stessa classe frequentata dal nostro vecchi Alex. Perchè ovviamente odiavo Aidi, ché io col nostro mi ci sarei messa al volo. Perchè la serata- etilica-e-stai-a-dormire-da-me é diventata subito un modo di dire. Perché ancor oggi, quando sento Digging the grave dei Faith no more, che fa parte della colonna sonora del film ed é la canzone di quando Alex poga piangendo su un prato dopo il funerale di Martino ancora mi sale una lacrima.
Il testo di Digging the grave ve lo lascio. Perché forse sarà datato, sará molto adolescenza Anni ’90, ma da certe adolescenze non si esce mai veramente.
It would be wrong to ask you why
Because I know what goes inside
Is only half of what comes out
Isn’t that what it’s about ?
To remind us we’re alive
To remind us we’re not blind
In that big, black hole
Comfortable
Digging the grave, I got it made
Let something in, or throw something out ?
You left the door open wide
I know you have a reason why
That knot is better left untied
I just went and undid mine
It takes some time
And the shadows so big
It takes the sun out of the day
And the feeling goes away
If you close the door
Comfortable
Veronica, Qatar